mercoledì 7 maggio 2008

Nella metà dei vuotissimi anni '80...

...Paolo e Stefano (i Ragazzi Irresistibili ahahahahahah!), ormai da qualche anno "orfani" di mamma Radio Rosa Livorno, ma sempre con la voglia di divertirsi, dettero vita a "I Tirchi e Poveri - duo vocale e ritmi (?) -" la cui specialità era fare parodie di grandi successi della musica internazionale ed esibirsi durante feste di compleanno, etc. di amici e parenti.
Una delle parodie di maggior successo (naturalmente si fa per dire!) fu quella di un brano del 1982 dei Chicago, "Hard To Say I'm Sorry", che i Tirchi e Poveri trasformarono in "È duro dire che ho i Porri", ovvero la tragica storia di un tizio che aveva tutti i difetti fisici del mondo (piedi piatti, gambe storte, brufoli, pidocchi, lentiggini etc.). In qualche modo, il poveretto, riusciva a farsi carico di tutti questi difetti, ma proprio non sopportava di avere i PORRI (aveva anche quelli!) che considerava PORRIBILI e cercava di mettere un rimedio a questo ennesimo difetto coprendosi con un lungo mantello. Il testo recitava (in parte) così:
"Piedi piatti, si ce l'ho,
lo ammetterò... gambe storte!
Ai pidocchi non dico no,
neanche al bazzon,
brufoli ce n'ho tanti, si.
Ohimmei: è duro dire che ho i porri,
mi fanno inorridirrrrrrrr.
Col mantello coprirò
tutti questi porri... porribili,
coi pantaloni lunghi però
me la cavo bene nel coprirli!
Le lentiggini pure io ho
ve lo dirò: faccio schifoooo!"

Altra "hit" dei due futuri Ragazzi Irresistibili fu la cover (?) di un grande successo del 1981, Ebony and Ivory di Paul McCartney e Stevie Wonder, che divenne "Cavoli e Datteri", dove per "datteri" - alla livornese - si intendono le cozze.
Si narrava la storia di un bambino, poveretto, che aveva una mamma sadica la quale per merenda gli offriva un mostruoso intruglio a base di cavoli e datteri appunto, mentre lui desiderava il Ciaocrem. Ecco parte del testo:
"Cavoli e datteri
ho mangiato a merenda lunedi
sono qui disperato che non riesco a digerir.
Avevo detto alla mia mamma
voglio il Ciaocrem,
ma lei ha detto: Tiè,
ti voglio far una piccola sorpresa
una merendina, che ti piaceràààà.
Cavoli e datteri
ho mangiato a merenda lunedi"
etc. etc.
Una caratteristica di questi brani era la totale assenza di parolacce, non perché fossimo dei moralisti, ben pensanti e perbenisti, solo pensavamo - e pensiamo tutt'oggi - che a far ridere con le parolacce non ci vuole niente (cacca culo bossi piscio pipi berlusconi... ahahahahahah: visto?).
Ad una prima, distratta lettura i testi dei Tirchi & Poveri potrebbero sembrare molto leggeri. Niente di più falso: erano tutti pervasi da un leopardiano "pessimismo cosmico". Oltre a quelli sopra riportati - il disgraziato con i porri (e tutto il resto) ed il bambino obbligato dalla mama a mangiar cose improponibili - troviamo altri illuminanti esempi di questa pessimistica "weltashaung" (visione del mondo) in brani come "A me piace il mar", cover di "I'm corrupt" di Kid Creole & The Coconuts, dove, a dispetto della allegra musica, il protagonista canta:
"A me piace il mar,
accidenti però: io non sò nuotar!
A me piace il mar,
di sicuro finirò per affogar!
Aiuto, aiuto!!!"
O nella tragica storia dell'arbitro di calcio, che, nel brano "Botte da orbi" ("Raindrops keep falling on my Head", Burt Bacharach), viene massacrato per non aver concesso un rigore al Treviso (la squadra veneta era stata scelta soltanto perché faceva facile rima con il devastato "viso" dello sventurato protagonista, n.d.r.). Mi corre l'obbligo sottolineare l'intuizione che si evince da questa canzone, dell'anticipazione dell'intolleranza leghista con 10 anni d'anticipo... precursori eravamo, altroché!!! ri n.d.r.
Ma l'apice del "pessimismo cosmico" dei nostri - e qui vado a concludere sennò vi rompo troppo i coglioni (parolaccia: ahahahahahahahah) - è raggiunto nella bellissima, languida, struggente "Giù dal Pont", sulla musica di Harlem Nocturn di Sidney Bechet. Lo sfigato di turno questa volta decide di farla finita, come si evince dal titolo, ma ha timore del salto nel vuoto, ed è preso dal dubbio "Mi butto o non mi butto, si mi butto or mi butto giù dal pont". E così va avanti fino al tragico salto finale e conseguente sfracellamento al suolo: "Ginocchio, fa cric, la testa fa crac... mi sono rotto anche il costato e il capoccion!!!". Arte pura, gente, mica frattaluppoli (ahahahahahahah).

1 commento:

Tubero ha detto...

Braccia rubate all'agricoltura...
scherzo, siete proprio IRRESISTIBILI. (Sembrate usciti da un film di Woody Allen)